venerdì 27 marzo 2009

Appunti di Storia della Grafologia V

In Italia la Grafologia ha due storici protagonisti, Girolamo Moretti e Marco Marchesan. Del primo diremo in seguito. Marchesan (1899 – 1991), psicologo, ha elaborato una personale interpretazione della grafologia, che egli chiama psicologia della scrittura e che pretende essere molto diversa dalla scienza tradizionale, tesi molto discussa dalle altre scuola, in primis dalla morettiana, dalla quale lo stesso Marchesan ha ampiamente attinto. Psicologo, esperto in ipnosi, fonda nel 1947 l’Istituto di Psicologia della scrittura, oggi Istituto di Indagini Psicologiche, e pubblica Fondamenti e leggi della psicologia della scrittura. In questo e numerosi altri scritti il Marchesan mette appunto un complesso sistema psicologico da cui fa derivare direttamente i significati espressi dai segni grafici a livello simbolico, i segni sono inoltre misurati con estrema scrupolosità a secondo della loro intensità, misurazione espressa in centesimi. Il Marchesan considera fondamentale, nell’influenzare la nostra scrittura, la dimensione inconscia della nostra psiche, la quale agisce come forza difformatrice o come flusso di energia, che personalizza l’atto scrittorio, allentandolo dal modello calligrafico proposto in ambito scolastico, attraverso la gestione degli automatismi. La mano così traccia dei segni che tendono al modello, ma che se discostano per diversi parametri, influenzata dall’influsso dell’inconscio.

Appunti di Storia della Grafologia IV

Nel frattempo in Germania si andava delineando un profilo marcatamente scientifico della grafologia, ad opera soprattutto di medici che tenteranno di rintracciare le connessioni fra scrittura e cervello. Il fisiologo Wilhelm Preyer (1841 - 1897), pioniere della moderna psicologia dello sviluppo, scrisse un libro Per una psicologia della scrittura (Zur Psychologie des Schreibens - 1895) dove il dinamismo grafico era visto come processo morfopsicofisiologico in diretto rapporto col funzionamento della corteccia celebrale, dimostrò come l'attività grafica dipende dal cervello e non dalla mano con una serie di esperimenti in cui i soggetti, scrivendo con parti diverse del corpo (bocca, piede, gomito), riproducevano, dopo un po' di allenamento, le medesime caratteristiche grafiche eseguite normalmente attraverso l'uso della mano. George Mayer, psichiatra, pubblica degli articoli sui Movimenti espressivi fissati graficamente (1898), interessandosi delle variazioni grafiche dovute a diverse patologie. Il grafologo che fu destinato a conseguire maggior successo in Germania fu Ludwig Klages (1872 - 1956), filosofo e psicologo, molto attivo negli ambienti culturali tedeschi di sapore romantico estetizzante, grande estimatore di Friedrich Nietzsche (1844 - 1900). Klages elabora una grafologia molto personale, basata sulla sua concezione metafisica della vita e su i suoi studi sull'espressione. Egli rifonda quella che era la fisiognomica tradizionale facendone una scienza dell'espressione, convinto che l'uomo rivela se stesso in ogni movimento espressivo del corpo, il quale realizza la manifestazione del sentimento in esso espresso (principio di espressione). Fra le modalità espressive, la scrittura riveste un ruolo importante. Nella stesura del gesto grafico egli vede la lotta in seno ad ogni individuo, fra lo Spirito e la Vita, inteso il primo come rigida razionalità che mortifica e inibisce la pienezza della Vita che invece pretende l'autenticità e la spontaneità. Per tale motivo è centrale nella grafologia del Klages la categoria del ritmo, piena espressione della forza vitale ed elemento rivelatore dell’unicità psichica appartenente a ciascun individuo. Egli distingue giustamente la cadenza dal ritmo. La prima è il ripetersi monotono e stereotipato degli elementi e rimanda all’assenza della Vita, alla meccanicità. Il ritmo crea al contrario l’uguaglianza nella disuguaglianza, è espressione del livello di pienezza vitale (Formniveau), è ritmo cosmico. Ora come non è possibile che un uomo produca una scrittura interamente meccanica, così è impossibile produrre una scrittura improntata alla totale spontaneità, lo Spirito diventa un intruso necessario. Il Formniveau è individuato dunque dalla contrapposizione di forma e movimento, dallo scontro fra impulsi psichici e resistenze psichiche agli impulsi stessi. Il pensiero del Klages pur peccando di astrattismo e dei limiti insiti alla concezione filosofica entro cui è inserito, ha grande seguito in Germania e ogni grafologo dopo do lui non potrà prescindere dalle felici intuizioni del filosofo tedesco. Roda Wieser assistente all’Istituto di Criminologia dell’Università di Vienna, allieve del Klages, conduce uno studio su oltre 700 scritture di criminali nel tentativo di rintracciarne i tratti caratteristici, si accorge così che le scritture di chi delinque mancherebbero del Grundrhythmus, ritmo di base, fonte dell’amore universale che connota il tratto grafico con linee morbidi e flessibili. Nei criminali si ha un disadattamento fra esigenze dell’io e ambiente di vita che si traduce in tratti rigidi o eccessivamente molli. Altro studioso di grafologia è Robert Heiss (1903 – 1974) dal 1943 direttore dell'Istituto di Psicologia e Caratterologia dell'Università di Friburgo. Heiss pubblica nel 1943 L’interpretazione della scrittura (Die Deutung der Handschrift) in cui propone una tripartizione del ritmo in ritmo di movimento, di spazio e di forma. Ciascuna componente può essere inoltre analizzata attraverso il grado di maturazione raggiunto: scarsamente sviluppato, intenso, perturbato. Un ritmo di movimento poco sviluppato manifesta debolezza, un ritmo di movimento intenso manifesta scioltezza e spontaneità, un ritmo di movimento perturbato rivela uno stato di agitazione e scarso coordinamento. Per il ritmo di spazio abbiamo rispettivamente ai tre gradi di maturazione una gestione convenzionale, maldestra o disordinata; una struttura personalizzata ed appropriata; un grado di disordine e discordanze accentuato. Per un ritmo di forma poco sviluppato si hanno forme scolastiche, impersonali e monotone; se intenso si avranno forme personali, estrose, agili e sciolte; se perturbato si avrà una tendenza all’esagerazione delle forme, ostentazione degli ornamenti.

Altro importante grafologo tedesco è il neurologo Rudolf Pophal (1893- 1966), docente di grafologia dal 1945 presso la facoltà di Medicina dell’Università di Amburgo, che nel 1949 pubblica Scrittura e cervello. La grafologia alla luce della teoria stratigrafica (Die Handschrift als Gehirnschrift. Die Graphologie im lichte des Schichtgedankens) un’opera fondamentale nel tracciare le basi scientifiche della grafologia. Il Pophal vuole risalire dal gesto grafico alle basi neurologiche che lo permettono e localizzare la zona della corteccia causa della scrittura. Di particolare rilievo sono le sue osservazioni intorno ai gradi di tensione che si generano dall’atto scrittorio. Vengono distinti cinque gradi di tensione, anche se il quarto ne comprende due. Grado I – la tensione è insufficiente, il tracciato tende ad essere molle ed incerto, carenza di inibizione, instabilità. Grado II – tensione leggera, scioltezza dei movimenti con coordinazione, tratto fluido ed elastico, disinibizione opportuna, facilità all’adattamento. Grado III – tensione media, equilibrio fra ragione ed istinto, buona canalizzazione dell’energia, tratto fermo e flessibile, inibizione opportuna. Grado IVa – tensione accentuata, ritmo scandito, tratti ad arcate ed angoli, carenza di flessibilità, disciplina volontaria, inibizione inopportuna. Grado IVb – tensione più forte, andamento rigido e statico, gesto troppo controllato, inibizione eccessiva, eccesso di tensione che porta alla fragilità. Grado V – tensione fortissima, rigidità eccessiva, mancanza di controllo, iperemotività, dissoluzione, inibizione inopportuna. Più in generale Pophal classifica le scritture in base alle modalità partecipative delle diverse zone del cervello, pallido, striato, corteccia e della loro interazione espressa in termini di prevalenza o equilibrio. Si avrà allora una grafia pallidaria (prevalenza del pallido), striaria (prevalenza dello striato), corticale (prevalenza della corteccia).

Una sintesi proficua degli studi del Klages e del Pophal si ha in Diagnostica grafologica. Principi, possibilità e limiti del 1961 (Graphologische Diagnostik. Ihre Grundlagen, Möglichkeiten und Grenzen) di Wilhelm Müller (1899 – 1966) e Alice Enskat (1897), lavoro che nasce da un’esperienza ventennale nel settore e che ha lo scopo di presentare un metodo rigoroso di rilevazione, registrazione e combinazione dei segni grafici, nonché della successiva stesura del profilo di personalità. Sostanzialmente gli autori, dopo aver distinto i segni in semplici e complessi, misurabili oggettivamente e non misurabili oggettivamente, propongono una valutazione che tenga conto per i primi dell’intensità e dell’ampiezza di variabilità con cui si presentano, e per i secondi una annotazione delle caratteristiche principali, verificabili nella scrittura e riducendo le possibilità di valutazioni soggettive. Tutte le annotazioni sono riportate su di una scheda di lavoro sulla quale verrà tracciato un diagramma come risultante dell’unione dei singoli tratti. Su questo schema preparatorio verrà in seguito stesa l’analisi. Il rigore metodologico dell’opera di Müller – Enskat ha reso il loro manuale il più diffuso e adottato nelle scuole di grafologia tedesca.

Va inoltre ricordata Ursula Avé-Lallemant, che si è interessata della grafologia in rapporto ai bambini e agli adolescenti, integrato l’analisi grafologia col test Stelle e d Onde da lei ideato.

Appunti di Storia della Grafologia III

Si è sopra menzionato (vedi appunti di storia della grafologia II) Max Pulver (1889 - 1952), filosofo romanziere e grafologo, il suo è uno dei contributi più importanti nello studio della scienza grafologica, contributo che Pulver esprime nella sua opera più importante Symbolik der Handschrift (La simbologia della scrittura - 1931). Per anni docente di psicologia dell'Istituto di psicologia applicata di Zurigo, amico di Freud e Jung, il Pulver considera la scrittura in base alla sua essenza fenomenologica, al suo essere proiezione, e perciò stesso rappresentazione simbolica, delle istanze intellettive volitive e inconsce del soggetto che pone in essere l'atto grafico, l'uomo scrivendo descrive se stesso, o ancora, scrivere è un atto conscio che rivela l'inconscio, è un disegno di sé, autoritratto. L'analisi della scrittura deve, per il Pulver, tenere in considerazione tre assiomi fondamentali: l'ambivalenza (nella scrittura l'individuo mette in gioco le sue tendenze nella loro reciproca opposizione e compensazione attraverso modalità dinamiche); la qualità esistenziale (il ritmo della scrittura rivela la vita interna dell'individuo, il nucleo della sua personalità); il simbolismo dello spazio grafico. Quest'ultimo è l'aspetto più importante della grafologia pulveriana. Il foglio bianco rappresenta il campo grafico tripartito in tre dimensioni: verticalità, orizzontalità e profondità, data dalla forza impressa nello scrivere. Il campo grafico rappresenta l'ambiente sociale entro cui l'individuo si muove ed esprime le sue pulsioni. I vettori verticale e orizzontale sono definiti in base alle polarità alto - basso, sinistra - destra, a queste polarità vengo attribuiti i riferimenti simbolici corrispettivi: sinistra - passato, origine, egoismo, figura materna; destra - tu, altri, attività, futuro, figura paterna; alto - immaginazione, aspirazione, ideali, spiritualità; basso - istinto, sessualità, materialità, inconscio. La pressione rappresenta le modalità attraverso cui riusciamo ad incidere sugli altri e sull'ambiente. Il Pulver considera l'occupazione di un determinato spazio del campo grafico non come qualcosa di casuale ma dettata da precise disposizioni psicologiche proprie di ogni zona. Stabilisce inoltre le dimensioni fondamentali entro cui avviene il movimento grafico: regolarità, altezza, larghezza, inclinazione, forma e legamento, distribuzione dello spazio, direzione e sviluppo sul rigo, i margini, velocità, assi letterali, pressione, firma.

Appunti di Storia della Grafologia II

Dal 1830 vi è una più sicura e consultabile documentazione, anche perché si moltiplicano e diffondono gli studiosi di grafologia e le opere da loro prodotte. La Societè de Graphologie nasce appunto nel 1830 in Francia, ne fanno parte per lo più uomini di chiesa fra cui l'abate Jean-Hippolyte Michon (1806 - 1881) ritenuto il fondatore della grafologia moderna, è proprio lui, infatti, che conia e diffonde questo termine. Il Michon mette a punto un metodo d’analisi e interpretazione della scrittura su base scientifica, stabilendo cioè dei principi e identificando delle leggi. Egli parte dalla constatazione (già espressa da Hocquart e riconfermata dal Klages) che ogni gesto, atto, dell'uomo esprime i suoi sentimenti e le sue emozioni, quindi la scrittura in quanto attività, contiene in sé tutta l'interiorità della persona che l'ha prodotta. La teoria più importante del Michon è la teoria dei segni fissi secondo la quale ad ogni tratto di personalità corrisponde un segno grafico, in una classificazione di tipo univoca e assoluta. Sostanzialmente la scrittura è vista come un prodotto statico e privo di movimento, che lascia trapelare un solo ben distinto tratto della personalità. Le principali opere del Michon sono Les mystères de l'écriture (1872) e Système de graphologie (1875), nonché l'importante periodico La Graphologie, fondato nel 1871, che avrà grande diffusione e darà un importante contributo alla divulgazione della grafologia. L'impulso positivo dato dall'abate viene raccolto da un buon numero di allievi fra i quali spicca Jules Crépieux - Jamin (1859 - 1940), sicuramente il più noto grafologo del suo tempo. Egli amplia, riordina e meglio chiarisce le intuizioni del Michon non mancando di rilevarne i punti deboli, quale era proprio la teoria dei segni fissi. Il Crépieux ritiene fondamentale, infatti, osservare il complesso dei segni che emergono da una scrittura, annotandone così l'aspetto globale emergente e l'armonia che essa suggerisce fra i suoi elementi costitutivi. Primo lavoro del Crèpieux è il Traité pratique de graphologie del 1885 a cui fanno seguito L'écriture et le caractère che conta ben 16 edizioni e L'ABC de la graphologie ultima opera del 1929. Egli, con tassonomia d'ispirazione aristotelica, suddivide i movimenti grafici in generi specie e modi. I generi grafici sono 7 (forma, dimensione, direzione, velocità, pressione, continuità, ordine) per 175 specie che si possono attuare in modalità diverse. Ad esempio al genere velocità possono appartenere le specie della lentezza, accelerazione, rallentamento, e ognuna di queste può attuarsi con modalità diverse. Questi elementi possono trovarsi fra loro in elevata armonia, avremo allora gli individui superiori, in parziale armonia, avremo gli individui relativamente superiori o in totale assenza di armonia (disarmonia), avremo così gli individui inferiori. Il metodo conduce in questo modo a rintracciare più la classe a cui l'individuo può riferirsi che l'individuo stesso. Inoltre la considerazione dei molteplici elementi da considerare, esplicati in numerosi piccoli gesti, appesantisce il lavoro di analisi e sintesi volto ad individuare l'unità psicologica dello scrivente. Il nome di Crèpieux - Jamin è associato ai momenti più significavi della grafologia del suo tempo, è, infatti, perito di parte nell'Affair Dreyfus, in tale veste contesta il metodo usato dai poco esperti periti dell'esercito e ribalta l'esito dell'indagine che attribuiva a Dreyfus l'autografia della lettera rilevatrice del tradimento di un ufficiale francese. Inoltre si sottopone a diverse prove mirate a valutare la scientificità della grafologia e quindi la sua attendibilità come strumento d'indagine della psiche umana. Gli esperimenti vengono proposti dallo psicologo Alfred Binet (1857 - 1911), ideatore del primo moderno test d'intelligenza, e vogliono stabilire se i grafologi sono in grado di individuare il tipo d'intelligenza dall'esame del gesto grafico. Dopo delle prime verifiche a cui ne seguono presto delle altre, stimolate anche dalle contestazioni metodologiche di Émilé Borel (1871 - 1956) matematico e politico francese, Binet pubblica nella Revue philosophique l'articolo Une expérience cruciale en graphologie (1907) dove espone i risultati comunque positivi raggiunti nel corso delle verifiche, affermando che i segni grafici dell'intelligenza sono incontestabili.

Questi i fatti più in superficie che, indirettamente, ci fanno cogliere l'humus in cui stavano proliferando gli studi sulla grafologia nell'area francese, infatti, medici, psichiatri e psicologi si interessano sempre con maggior entusiasmo allo studio della scrittura, effettuando numerose ricerche che contribuiscono ad ampliare il bagaglio metodologico e scientifico della grafologia. Fra questi si può ricordare Paul Carton (1875 - 1947) medico naturalista francese che riprende la classificazione dei temperamenti ippocratici (bilioso, nervoso, sanguigno, linfatico), da lui utilizzati per meglio comprendere l'animo del paziente al fine d'instaurare con questo un dialogo proficuo all'indagine sintomatologica che non può prescindere, appunto, dalla comprensione psicologica di chi accusa il male. Egli nell'opera Le diagnostic de la mentalité par l'écriture (1930) cerca di stabilire la correlazione fra tipi ippocratici e tratti grafici, inoltre mette appunto un dizionario grafologico che meglio chiarisce il significato dei termini impiegati da Michon e Crépieux-Jamin.

Nel 1948 viene pubblicato il saggio L'âme et l'écriture della psicologa Ania Teillard (1889-1978) la quale compie un’originale sintesi dell'interpretazione grafologica attraverso l'analisi della relazione fra i segni grafici e il loro corrispettivo valore psicologico, relazione che per la Teillard è data dal simbolo, per cui la scrittura è essenzialmente simbolica. Il simbolo, poiché nasce ed esprime un rapporto, ha un valore dinamico rivelatore dei moti e passioni dell'animo umano. La prospettiva della Teillard prende spunto dalla psicologia di Carl Gustav Jung (1875 - 1961) e dalla rivoluzionaria grafologia di Mav Pulver, nonché dalla convinzione che lo studio dei segni grafici deve essere sempre ricondotto alle scoperte psicologiche che via via si compiono. Nella scrittura vengono perciò rintracciate le componenti simboliche che strutturano il tipo di personalità, accostando quindi gli elementi grafici ai tipi psicologi junghiani. Si ha, ad esempio, che l’Estroversione è rappresentata nella scrittura dalla tendenza all’ampiezza in tutte le possibili manifestazioni grafiche (gestione dello spazio, calibro, gesti liberi) mentre l’Introversione porta alla concentrazione e nitidezza del tratto. Inoltre la funzione psichica Pensiero dà un tracciato rimpicciolito e concentrato; il Sentimento è dato da un tracciato che tende ad ingrandirsi, dilatarsi ed a produrre tratti addolciti; la Sensazione lo appesantisce e lo stabilizza; l’Intuizione lo alleggerisce, conferendogli movimento, ritmo e talora instabilità.

Appunti di Storia della Grafologia I

Il termine grafologia è abbastanza recente, risale, infatti, a metà ottocento ed è composto dalle parole greche graphè e lògos, quindi studio della scrittura. Osservazioni sulla diversità della scrittura in relazione alla diversità della persona si trovano comunque fin dall'antichità. Aristotele ad esempio afferma che "così come gli uomini non hanno la stessa voce, così non hanno la stessa scrittura" e Svetonio, qualche secolo più tardi, dirà che dalla scrittura di Augusto si potevano desumere quei tratti che rivelavano il suo carattere e ne descriverà alcune caratteristiche. Dopo questi cenni di protostoria della grafologia, bisogna fare un salto di parecchi secoli per ritrovare qualche notizia più consistente e direttamente riferita all'oggetto del nostro studio e precisamente nel XII secolo. In questi anni Camillo Baldi (1547 - 1634), docente dell'Università di Bologna e laureato in Filosofia e in Medicina, pubblica, nel 1622 a Carpi, un piccolo volume intitolato Trattato come da una lettera missiva si conoscono la natura e le qualità dello scrivente. Negli stessi anni Marco Aurelio Severino (1580 - 1656), lettore di Anatomia e Chirurgia presso lo Studio Reggio di Napoli e medico, scrive senza però pubblicarlo il Vaticinator sive tractatus de divinatione litterali. Nonostante l'esiguità delle informazioni è importante notare e sottolineare che questi studiosi facevano parte del mondo accademico e avevano studiato Medicina. Johann Kaspar Lavater (1741 - 1801), filosofo e teologo svizzero, pubblica nel 1774 i Phisiognomische Fragmente (Frammenti sulla Fisiognomica) dedicando un capitolo alle considerazioni sulla scrittura, considerandola il movimento più complesso e vario che l'uomo possa compiere ed elencando una serie di leggi per la sua interpretazione (Von dem Charakter der Handschriften - Del carattere delle scritture). Dopo il Lavater si occupano di grafologia, ma il termine non esiste ancora, alcuni medici e psicologi fra i quali ricordiamo: J. Moreau de la Sarthe (1771 - 1826), medico francese che traduce nel 1806 l'opera del Lavater (Réflexions sur les caractères tirés de la forme de l'écriture), traduzione che circolerà in America negli ambienti che si interessavano di frenologia e fisiognomica. Edouard Hocquart (1787 - 1870) che scrisse nel 1812 L'art de juger du caractère des hommes sur leur ecrìture in cui l'autore cerca di dare corpo scientifico alla grafologia attraverso l'attenta osservazione del gesto grafico e la ricerca di costanti. Questa fase storica della grafologia è la più difficile da ricostruire a causa della difficoltà nel reperire i testi e ci si basa per lo più su notizie tramandate da altri autori.