domenica 17 gennaio 2010

Decisione e azione: fluidità I



Il complesso di segni grafologici che si ricollegano alle categorie grafiche della fluidità, continuità, modulazione, inclinazione e rapidità ci danno informazioni sul tipo di correlazione esistente fra i processi di pensiero che sottostanno alla formulazione di una decisione e la conseguente spinta alla azione che ne nasce. Avremmo quindi tutta una serie di indici che ci permettono di capire se il soggetto, ad esempio, vaglia le possibili alternative ad un problema in maniera incerta e insicura o, al contrario, prevale in lui un atteggiamento sicuro, agile se non di vera e propria sfrontatezza e sfida. Si può capire inoltre se l’azione segue in maniera rapida al ragionamento o se vi sono indici di lentezza di risposta, o se il soggetto attende prudentemente il momento opportuno per agire.
Abbiamo già visto le basi neurologiche dell’emozionalità e l’importanza del concetto del marcatore somatico nell’incentivare o inibire le nostre decisioni (vedi appunti del secondo incontro).
Il ragionamento che sta alla base dello stimolo ad agire è operazione per lo più complessa che richiede l’attento esame della situazione e l’eventuale messa a punto di una serie di strategie adatte a far fronte alla situazione stessa. Ovviamente più articolata e strutturata è la situazione in ci si trova ad operare la scelta maggiormente numerose saranno le alternative da prendere in considerazione, le possibili risposte da attuare aumentano anche le possibili conseguenze nella loro prospettiva attuale e futura. È chiaro che un contesto operativo del genere mette l’individuo davanti a una moltitudine di valutazioni e se l’atteggiamento generale è improntato all’insicurezza o all’indecisione si avrà facilmente il blocco dell’azione o un’azione inefficace alle richieste dell’ambiente e dell’organismo. In generale possiamo infatti definire la decisione come la selezione di una risposta su altre possibili che sia vantaggiosa per l’individuo, direttamente o indirettamente, in termini di sopravvivenza e di protezione della specie. Rientrano in questa definizione tutta una serie di comportamenti sociali finalizzati alla protezione individuale e collettiva, in particolare del gruppo parentale, la ricerca di sicurezza economica, professionale, la cura della propria salute, i ruoli sociali aspirati.
Grafologicamente il movimento è dato dal ritmo della scrittura, che in maniera semplicistica, indica l’andamento generale della scrittura, come cammina. Più specificamente il ritmo è la sincronizzazione spaziale e temporale degli impulsi psicomotori che generano il gesto grafico. Si parla di sincronizzazione perché l’attività grafica è il risultato di un’interazione di diverse aree cerebrali e quindi di diversi compiti dell’attività neurale. Il ritmo sostanzialmente rimanda alla simultanea esecuzione di compiti che si svolgono in sequenza temporale secondo un certo ordine e armonia. Il venire meno di queste componenti provoca alterazioni del ritmo fino a movimenti aritmici. È stato calcolato che l’attività neurale che va dalla percezione all’azione scarica in maniera sincrona in un tempo di 12,5 millisecondi, misura che si potrebbe definire ritmica. Oscillazioni tra gli 11 e i 14,5 millisecondi non causano problemi, mentre a tempi di oscillazioni inferiori si ha un ritardo delle riposte agli stimoli con conseguente compromissione dell’azione.
Vediamo le singole categorie grafiche a quali schemi generali della decisione azione rimandano:

  1. Fluidità - Capacità decisionale e sicurezza: incerta, difficoltosa, spigliata, agile, sicura. Segni grafologici: Titubante, Tentennante, Stentata, Fluida,Dinamica, Spavalda (e altri).
  2. Continuità - Continuità dell’azione: interrotta o continua. Segni grafologici: Staccata, Attaccata.
  3. Modulazione, flessibilità – Flessibilità decisionale adattiva, empatia. Segni grafologici: Uguale, Disuguale metodico, Disordinata, Parallela, Sinuosa, Contorta, Sindrome C.
  4. Inclinazione – Attrazione, avversione: ricerca o rifiuto dell’oggetto. Segni grafologici: Dritta, Pendente, Rovesciata.
  5. Rapidità – Rapidità della decisione azione: lenta, veloce, controllata. Segni grafologici: Lenta, Veloce, Gettata via, Slanciata, Scattante (e altri).

Segni grafici in particolare

  • Titubante (sostanziale): è la scrittura che procede incerta, senza nervo e vivacità, manca di scioltezza, dinamismo e velocità:
    1. Le lettere vicine s’inclinano una verso l’altra in modo indeciso e insicuro, dando l’impressione di essere traballanti , malferme (titubante I tipo)
    2. Le righe, sempre in modo insicuro, oscillano su e giù (titubante II tipo)
    3. I trattini delle o, a, t, sporgono appena e spesso presentano un risvolto (titubante III tipo)
      Il grado si valuta in base alla presenza delle tre tipologie del segno. I tipo equivale da solo a circa 7/10; II tipo 5/10; III tipo 3/10. la presenza simultanea di Titubante di I II e III tipo da 10/10. Gli altri gradi del segno si ricavano dalla presenza percentuale e dalla combinazione dei tre tipi.
Aspetti intellettivi: vi è in questi soggetti una manifesta incapacità decisionale dovuta a forte insicurezza a tutti i livelli della fase decisionale. Sono presenti timori e preoccupazione rispetto alle proprie capacità che spingono ad un continuo ed esasperato controllo e riesame delle situazioni. Gli indugi rispetto alle decisioni sono sempre presenti anche nelle situazioni più semplici e banali le capacità attentive possono anche essere di una certa validità ma sono disturbate da un’ansia di fondo che spinge il soggetto alla ricerca di un oggettività che non raggiunge mai a causa dei suoi numerosi dubbi. Ne consegue che l’attività di associazione ed elaborazione è rallenta e difficoltosa. Spesso non rendono in maniera proporzionata alle loro reali potenzialità e capacità perché incerti nell’esposizione e sopraffatti dalle insicurezze. I giudizi sono espressi col massimo della cautela e sempre in modo insicuro. Non amano le novità, riescono a mostre una certa sicurezza sul lavoro solo dopo aver preso confidenza con le operazioni da svolgere. Bassi gradi del segno danno una connotazione meno problematica suggerendo un senso di controllo, cautela e prudenza non esasperate.
Aspetti comportamentali: lo stile comportamentale è solitamente delicato, molto riservato e introverso. Il comportamento appare improntato all’asocialità. Sono presenti timidezza e sensazioni di inadeguatezza con conseguente chiusura al mondo esterno. Parlano poco e stanno per lo più appartati specialmente in ambienti e situazioni nuove, difficilmente partecipano animatamente alle discussioni. Riescono ad esprimersi meglio in ambienti verso i quali hanno acquistato una certa familiarità.
Argomenti per una spiegazione: titubante è segno grafologico della timidezza e della conseguente carenza della capacità decisionale. In questi soggetti l’emozionalità primaria è costantemente in allarme e suggerisce all’emozionalità secondaria comportamenti di ipercontrollo e ricerca di sicurezza. Si vive in una situazione di rischio permanente che inibisce l’esperienza e la ricerca di soluzioni contesti nuovi. Il marcatore somatico è infatti sintonizzato su segnali di prevenzione, cautela entro i quali legge la maggior parte delle esperienze. Il comportamento che ne viene fuori non potrà che essere improntato al rallentamento dell’azione e alla fuga dinnanzi le difficoltà. Grafologicamente le oscillazioni assiali rimandano ad un’esigenza di considerazione e desiderio di essere appetibile per gli altri ma contemporaneamente una sensazione di disaggio che suggerisce la retroazione. L’ondeggiamento sul rigo indica carenza di determinazione nel portare avanti le scelte, i trattini appena accennati sono rilevatori di azioni poco decise.

  • Tentennante (sostanziale): è la grafia in cui gruppi di due o più lettere cambiano direzione assiale. Possono trovarsi anche gruppi di parole che all’interno della riga hanno un’inclinazione diversa. Il grado dipende dalla percentuale di parole che manifestano il segno.
Aspetti intellettivi: indica difficoltà e indecisione a livello operativo. L’intelligenza può essere vivace ma le scelte risultano essere difficoltose poiché il soggetto ha la tendenza ad analizzare e vagliare attentamente le conclusioni, ricominciare il processo che lo ha portato ad una scelta piuttosto che ad un’altra. Questi soggetti possono avere in mente la soluzione da adottare ma rimangono bloccati nel momento di attualizzarla concretamente. Capita allora che intraprendono le cose per poi trovarsi subito in difficoltà al primo ostacolo. L’apprendimento ne può risentire negativamente per le insicurezze e le indecisioni su quello che si assimila. I giudizi sono instabili a causa delle continue ritrattazioni. L’atteggiamento operativo di fondo è quello della carenza decisionale e dell’insicurezza.
Aspetti comportamentali: insicurezza diffusa in tutti gli atteggiamenti, stati d’ansia e angoscia se pressati oltremodo in situazioni che riguardano tempestività decisionale. Gli impegni non sono portati a termine con costanza a causa dei continui ripensamenti, gli affetti e la vita sentimentale è condizionata da umoralità e incostanza del comportamento. Facilmente influenzabili da eventi o persone che possono convincerli facilmente e cambiare loro i propositi e le intenzioni, perché ne sono scarsamente convinti, sono anche predisposti ad accumuli di tensione dovute alla frustrazione di non poter attuare scelte concrete e definitive che possono causare reazioni scomposte e incontrollate.
Argomenti per una spiegazione: rispetto al Titubante c’è ugualmente una carenza decisionale ma non supportata da atteggiamenti strettamente legato alla timidezza e alla retroazione. Il tentennante non è chiuso alle nuove situazioni, ma è soggetto piuttosto a continui ripensamenti e verifiche che lo fanno ritornare indietro sui propri passi e riconsiderare l’opportunità dell’azione intrapresa. L’atteggiamento è instabile. Il soggetto delibera un’azione ma a questa segue un movimento di ritorno in contrasto col movimento iniziale. Si può ipotizzare che i circuiti neurali del marcatore somatico incentivino e subito dopo frenino l’azione attraverso scariche adrenaliniche (che partono dall’amigdala) e loro antagoniste, l’emozionalità primaria suggerisce un livello d’allarme sempre attivo ma non eccessivamente alto così da poter permettere ai circuiti del ragionamento di lavorare. Grafologicamente il cambio repentino degli assi suggerisce un atteggiamento mutevole degli interessi nei confronti dell’oggetto che viene visto ora come desiderabile e ora come fonte di preoccupazione e conseguente stato di repulsione dell’oggetto stesso.

  • Stentata (sostanziale): indica una scrittura che procede con difficoltà per le interruzioni le contorsioni. Il segno si manifesta attraverso quattro caratteristiche:
  1. Interruzione dei tratti delle lettere
  2. Inceppamenti con deviazioni dei tratti
  3. Ispessimenti o marcature anomale dei tratti
  4. Contorsioni del corpo della lettera
Se sono presenti tutti e quattro gli elementi abbiamo 10/10 del segno, se tre 8-9/10, se due 7/10, un solo elemento 5/10, bisogna anche valutare la presenza percentuale. Stentata ha importanza anche per pochi gradi del segno.
Aspetti intellettivi: Il segno rimanda a difficoltà che nascono dal non riuscire a rispondere sollecitamente agli stimoli. L’individuo ragione e considera le situazioni ma non riesce a risolverli in decisioni concrete per mancanza di semplicità e scioltezza operative, questo gli provoca insicurezze e veri propri blocchi del sistema decisione – azione la soluzione di un problema può essere trovata ma non si riesce ad attuarla.
Aspetti comportamentali: stato d’agitazione interiore pressoché permanente, tensioni ed ansie che esplodono in collera incontrollata. I soggetti sono portati ad accumulare tutti gli stati emozionali negativi che nascono dalle difficoltà procedurali e si trovano così ad avere uno stato di collera sotteso che è pronta ad esplodere alla minima sollecitazione. Predomina il senso di frustrazione per non riuscire a portare a termine i propri convincimenti o di compiere azioni che ripeschino le loro intenzioni, è chiaro allora come ogni piccola difficoltà scuota l’individuo agitandolo in modo inopportuno. L’atteggiamento generale è portato alla diffidenza e alla scontrosità dei modi. Per valori molto sopra la media si ha balbuzie o incesso inceppato.
Argomenti per una spiegazione: il segno stentata rappresenta uno stato permanente di collera. Bisognerà quindi cercarne la genesi nei meccanismi neurali che generano la riposta precisa. In situazione normale la collera è presumibilmente scatenata dal sistema limbico, in particolare dall’amigdala, come manifestazione di una risposta d’attacco e fuga. Diverso è il caso in cui la collera rappresenta una condizione di fondo dell’individuo pronta ad esplodere in momenti occasionali. In questi casi si è scoperto che l’individuo vive in uno stato d’agitazione per la propria incolumità. In particolare sono le minacce di tipo simbolico a scatenare la collera, vale a dire tutte quelle situazioni che sono ritenute lesive della dignità personale o sono avvertite come una minaccia per la propria stima. Questo accade nei momenti di frustrazione causati dal tentativo di perseguire senza successo un obbiettivo a causa di un’incapacità generalizzata a prendere delle decisioni. I sistema cerebrale predispone in questi casi una duplice risposta. Le prima parte del sistema emozionale secondario che dopo avere valutato lo stato di pericolo allerta il sistema limbico con la conseguente rilascio di adrenalina (catecolamine). Contemporaneamente l’amigdala come seconda risposta, scarica anch’essa adrenalina nell’asse ipotalamo – ipofisi – surrene. Si crea così una condizione di iperagitazione che può durare anche a lungo. In questa situazione è possibile poi innescare successive reazioni che incitano ancor di più lo stato di irritabilità in cui il soggetto viene a trovarsi. Pertanto nei soggetti che vivono in una condizione praticamente perenne di allerta basta uno stimolo anche di bassa intensità, ritenuto lesivo per la persona, a scatenare la reazione collerica.
Per la timidezza si sono menzionate le ricerche di Jerome Kagan, sulla collera gli studi di Dolf Zillmann.

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